Storia dell'impianto idroelettrico sul torrente Vermigliana


Breve cronistoria dell'impianto idroelettrico sul torrente Vermigliana

La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, quali l’acqua, il sole, il vento le biomasse fu ritenuta di importanza strategica e in grado di fornire benefici ambientali già dalla legge 9.01.1991 n° 9 “Norme per l’attuazione del piano energetico nazionale…..” successivamente ribadite dal Provvedimento CIP 6/92.

A metà degli anni ’90 nacquero diverse iniziative nel settore mini idroelettrico (inferiore a 3.000 kW) promosse principalmente da amministrazioni pubbliche o loro società controllate, quale quello proposto da Trentino Energia su alcuni torrenti del Trentino, tra i quali uno interessava un tratto del torrente Vermigliana nei Comuni di Ossana e Vermiglio. Le Amministrazioni interessate acquisirono il progetto e fu fondata nel 1996 la Società Vermigliana per Azioni, con l’obiettivo di realizzare l’impianto e, a seguire, intraprendere ulteriori iniziative con i comuni soci. Iniziò quindi la lunga fase di autorizzazione del progetto, con il monitoraggio delle portate (3 anni) e quindi la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), conclusa con esito positivo. Nel frattempo seguirono alcuni anni di incertezza sia dal punto di vista procedurale (moratoria sulle concessioni idroelettriche) che per l’assenza di certezza in merito al regime incentivante spettante alla produzione rinnovabile idroelettrica. Al tempo erano ancora pendenti i progetti Enel (Dimaro) che interferivano con l’utilizzo del torrente Vermigliana. La situazione si sbloccò con i provvedimenti governativi aventi per oggetto il riordino del Sistema Elettrico nazionale e di quelli provinciali che dichiararono decadute le prerogative in capo ad Enel per i progetti non realizzati. La ristrutturazione del sistema elettrico nazionale prevedeva infatti, a norma del D.Lgs. 16.03.1999 n° 79 (“Decreto Bersani”) al fine di incentivare l’uso di fonti rinnovabili, l’obbligo per gli importatori e produttori da fonte non rinnovabile di immettere in rete una quota pari al 2% di energia proveniente da nuovi impianti che utilizzano fonti rinnovabili. Tali soggetti possono adempiere all’obbligo acquistando l’energia rinnovabile prodotta da terzi. In tal modo fu previsto che si creasse un mercato (a partire dal 2002) che fu denominato “Mercato dei Certificati Verdi”(CV).


Nel corso dell’anno 2004 il GME (Gestore del Mercato Elettrico) diffuse i dati di sintesi del mercato dei CV con i valori di commercializzazione dell’energia certificata “verde” degli anni 2003 e 2004. Il quadro quindi che si stava delineando, pur mantenendo una intrinseca incertezza, propria del mercato elettrico, ancora in fase di riassetto sia a scala nazionale che europea, fu comunque circoscrivibile e consentì di poter inquadrare l’iniziativa dal punto di vista economico con una discreta sicurezza.


Sostanzialmente si trattò di stimare con un certo margine di sicurezza, dal lato introiti, il probabile andamento della valorizzazione dell’energia prodotta da questo impianto, che si compone, per semplificare, di una quota chiamata “certificato verde” ed una quota “energia prodotta”, propriamente detta.


Entrambe le componenti sono soggette al mercato (borsa) dell’energia e solo parzialmente regolate dal GRTN e dall’Autorità per l’ Energia. Il valore medio delle transazioni dell’anno 2004 (comprensivo di IVA) è stato pari a lordi 97,25 € MWh, corrispondenti a 81,04 €/MWh netti.


Per quanto attiene invece il valore dell’energia si fa riferimento ai recenti provvedimenti, in particolare la Delibera n. 34/05 del 23.0.2005 dell’Autorità per l’Energia, che fissa il valore minimo riconosciuto ai produttori di energia elettrica da fonte rinnovabile, di potenza elettrica > 1MW, uguale al prezzo di cessione dell’ Acquirente Unico (AU) alle imprese distributrici. Al tempo questo prezzo medio (sulla media dell’anno 2004) era pari a 60,02 €/MWh.


Nella stima degli introiti del nuovo impianto fu assunto questo valore di riferimento, correggendolo in diminuzione ai fini cautelativi, in previsione di eventuali modifiche normative o di prezzo dei Certificati Verdi. Infine va ricordato che il regime incentivante dei Certificati Verdi ha una durata prefissata di otto anni. (elevata a 15 con successivi provvedimenti). Conclusa la parte di progettazione esecutiva, affidata all’ing. Palmieri Paolo di Trento, ed ottenuto il rinnovo della VIA, nel frattempo scaduta, e la concessione di derivazione di acqua a scopo idroelettrico, si iniziò la fase di finanziamento dell’opera ed acquisizione delle aree interessate.


L’investimento complessivo dell’iniziativa fu stimato dal progettista, esclusi oneri fiscali, in € 5.162.416,87, suddiviso come segue:

  • Edifici civili e industriali: 653.767,95
  • Acquedotti: 1.689.704,93
  • Opere Fluviali di difesa idraulica: 682.624,90
  • Impianti per linee MT e BT: 835.819,09
  • Gruppi di Produzione: 950.500,00
  • Spese tecniche+indennità e terreni+op.provv.: 350.000,00

L’opera fu finanziata con mezzi propri (circa il 10%) e con la sottoscrizione di un Mutuo quindecennale di € 5.000.000 con Cassa Centrale Banca e con il supporto a garanzia delle locali Casse Rurali. Nel 2007 iniziarono i lavori veri e propri, con alcune sospensioni forzate per i concomitanti lavori di difesa fluviale in corso di realizzazione da parte del Servizio Bacini Montani. Furono inoltre posati alcuni tratti del collettore fognario Vermiglio-Mezzana, interferente con la condotta. Le opere furono realizzate prevalentemente da maestranze e ditte in ambito regionale, con ampio rispetto dei costi preventivati e dei tempi messi a loro disposizione. Ad aprile 2009 le opere erano completate e, dopo un breve periodo di collaudo, con data 1° giugno 2009 iniziò l’esercizio commerciale dell’impianto.